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  • Andrea Bogoni

Battiamoci per il web!


Fight for the web

Quando un privilegio, anche il più grande, diventa parte della nostra quotidianità, un diritto acquisito, allora non solo smettiamo di combattere per questo, ma iniziamo a vederlo sotto una prospettiva diversa.

Pregi e vantaggi che ne derivano, anche i più evidenti, diventano scontati, per contro i punti deboli acquisiscono un peso sempre più rilevante. Eventuali abusi e deviazioni non vengono identificati come tali, ma finiscono per mettere kafkianamente in discussione il privilegio stesso.

Un processo analogo sta interessando il Web ai giorni nostri.

In soli trent’anni di vita la rete, progettata per connettere le persone e condividere informazioni in modo libero, è diventata la piazza del mondo, il giornale, l’enciclopedia, la biblioteca, il negozio, la banca, il telefono, l’ufficio, il cinema e molto altro.

Non c’è dubbio che Internet abbia significativamente migliorato la vita dei tre miliardi e mezzo di persone che ne hanno accesso su diversi e fondamentali livelli: accesso alle informazioni, libertà di espressione e possibilità di comunicazione.

Tuttavia, nell’ultimo decennio, la rete si è sviluppata secondo modelli chiusi e accentranti che vanno in direzione contraria a quella per la quale era stata progettata.

È evidente che la new economy abbia favorito lo sviluppo di monopoli e oligopoli in moltissimi settori: dai motori di ricerca, ai social network, fino agli stessi sistemi operativi. Del resto a chi vengono in mente più di quattro concorrenti per settore senza fare una ricerca su (appunto) Google?

D’altra parte standard e interoperabilità, che dovrebbero favorire lo sviluppo di tecnologie aperte, non sempre combaciano con gli interessi e le strategie di mercato delle aziende tecnologiche.

Gli scandali informatici recenti poi, da PRISM a Cambridge Analytica, hanno minato la già discussa affidabilità dei colossi tecnologici nel campo della protezione dei dati di noi utenti.

A questo proposito Tim Berners-Lee, inventore del World Wide Web, ha recentemente dichiarato:

“Le forze che portano la rete nella direzione sbagliata sono sempre state molto forti. Che tu sia un’azienda o un governo, controllare il Web è un modo per realizzare enormi profitti o un modo per assicurarti di rimanere al potere. Le persone sono senza dubbio la parte più importante di questo, perché sono solo le persone che saranno motivate a fare in modo che le altre due entità le tengano in considerazione”.

Sono tre i principali problemi da risolvere secondo il padre della rete che ha recentemente pubblicato “Contract for the Web”, ambizioso programma di ristrutturazione di Internet:

  • "Intenti dolosi premeditati, come la pirateria e gli attacchi informatici promossi dagli Stati, comportamenti criminali e molestie online.

  • La struttura del sistema crea incentivi perversi, in cui il valore d’uso è sacrificato, ad esempio modelli di introiti basati sulla pubblicità, che premiano a livello commerciale il "click bait" e la diffusione virale di disinformazione.

  • Conseguenze involontarie negative derivanti da buone intenzioni, come i toni indignati e la polarizzazione del dibattito online."

ll contratto suona come un manifesto e si rivolge a governi, aziende e singoli individui.

Gli stati sono chiamati a garantire massima libertà di connessione e protezione dei dati sensibili. Alle imprese è richiesto di proteggere la privacy per creare maggiore fiducia online e di sviluppare tecnologie aperte che favoriscano scambio e interoperabilità. Tutti noi, come cittadini, siamo spronati a diventare collaboratori attivi della rete, a scegliere servizi che valorizzino la privacy e a “combattere perché il web rimanga una risorsa pubblica per le persone ovunque nel mondo, ora e nel futuro”.

Basterà a salvare la rete, a mantenerla decentralizzata, inclusiva, aperta e libera come era stata progettata? No, se staremo semplicemente a guardare.

Sir Tim Berners-Lee

Sir Tim Berners-Lee (copyright: Reuters)

 

Credits: - Traduzione inglese di Paris Nobile

- Icona nell'immagine di copertina Freepic su Flaticon.com

- Ritratto di Tim Berners-Lee's portrait di Reuters

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