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  • Andrea Bogoni

Chi non ama i venerdì?


Ricordo bene quando, per la prima volta, ho avuto fra le mani uno dei bizzarri prodotti Freitag. Considero questo piccolo fatto significativo, non solo perché la mia memoria non é delle migliori, ma anche perché per chiunque sarebbe singolare ricordare così bene un evento in fondo trascurabile.

Al tempo lavoravo, da solo poche settimane, per una grande agenzia pubblicitaria. Ero alle prime armi in ambito professionale e l’ambiente delle agenzie creative mi era del tutto nuovo. Da quel momento i miei colleghi sarebbero stati copywriter, art director, video maker e altri account come me. Abituato com’ero alle aziende motoristiche italiane, con i loro dipartimenti produttivi, le linee di montaggio, gli uffici del personale e le macchinette timbracartellini, quella sede così patinata nel pieno centro storico di Milano mi pareva quasi surreale.

Un giorno una giovane collega designer, un tipo dalla spiccata personalità, sfoderò il proprio Mac da una strana custodia gialla, lucida e un po’ sporca, vistosa per via del colore acceso, ma minimalista nelle forme. Quando le chiesi informazioni mi spiegò che si trattava di un oggetto particolare, prodotto da un’azienda svizzera con i teloni dei camion riciclati, lavati, tagliati a mano e cuciti in modo tale che la grafica del telone formasse una decorazione grafica sulla custodia.

Sul momento la cosa mi suonò come l’ennesima nota snob del teatro creativo nel quale mi ero catapultato.

Diversi anni dopo mi trasferii a Lugano, in Svizzera. Qui ho scoperto che quel marchio conosciuto anni prima a Milano era in realtà molto più popolare di quanto non immaginassi. Quasi tutti i colleghi e gli amici hanno almeno una borsa o un accessorio prodotto con i teli dei camion riciclati. A Lugano e in tutta la Svizzera quelle borse si trovano ovunque: nelle vetrine dei negozi - e non solo quelli più anticonformisti - sulle spalle di studenti, lavoratori, ciclisti, mamme, papà e figli.

Un bel post di Oliver Gemperle, vecchio amico dei fratelli Freitag, racconta dei giorni in cui Daniel e Markus cucirono la loro prima borsa, realizzata interamente con materiali riciclati, come teloni di camion, camere d’aria e cinture di sicurezza. L’idea era senza dubbio originale, specie se consideriamo che nel 1993 l’ecologia aveva scarsa rilevanza nell’opinione pubblica e anzi era da molti considerata come una sensibilità eccessiva, stravagante e perfino un po’ snob.

L’articolo descrive bene l’ambiente in cui l’idea é nata: lo sgangherato appartamento post studentesco trasformato in laboratorio, l’entusiasmo giovanile dei due fratelli designer, il clima grigio della Zurigo anni ’90 che non era solo una questione atmosferica, e la sensazione di aver in mano qualcosa di potenzialmente dirompente.

Vent’anni dopo la piccola società é diventata un’azienda affermata, con 180 dipendenti, un sede ultra ecologica e una solida identità di marca. Tutto questo nonostante la concorrenza spietata del settore della moda, dominato da marchi storici che contano fatturati a nove zeri.

Oggi é soprattutto grazie ad aziende fortemente orientate al design, proprio come Freitag, se i temi legati all’estetica, l’ergonomia, la funzionalità e la sostenibilità di un prodotto sono presi in sempre più seria considerazione.

Fra le caratteristiche che rendono cosi speciale questo marchio ci sono la storia romantica dei suoi fondatori, l’autentica esclusività di un prodotto realizzato in pezzi unici, la comunicazione minimalista nelle forme e ironica nel tono di voce e l’effettiva coerenza quando si parla di sostenibilità ambientale.

Crediti: - Fotografie di Noë Flum

- Traduzione inglese di Paris Nobile

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